All’ONU cristiani e musulmani uniti per i migranti

Pubblicato il 21 settembre 2016

All’ONU cristiani e musulmani uniti per i migranti

New York

E’ stata presentata ieri a New York dall’imam Yahya Pallavicini, in occasione della 71° Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Dichiarazione congiunta interreligiosa per i migranti “Misericordia, Fraternità e Pace”, sottoscritta dalla COREIS Italiana e dal Jesuit refugee service (JRS), il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati

Il presidente della COREIS Italiana Yahya Pallavicini è intervenuto insieme al Segretario di Stato Vaticano S.E. Pietro Parolin all’interno dell’evento collaterale promosso dall’Osservatorio Permanente della Santa Sede presso l’ONU e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la Prevenzione al Genocidio e la Responsabilità di Proteggere dal titolo “Il ruolo delle guide religiose nella prevenzione dei crimini atroci”.

La “Responsabilità di proteggere” (Responsibility to protect, R2P) è una norma internazionale per la prevenzione di genocidi, guerre e pulizie etniche approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2005. Fra gli altri relatori c’erano Adama Dieng, Special Adviser del Segretario Generale dell’ONU per la Prevenzione al Genocidio, Ms. Bani Dugal (Bahai International) e il rabbino di New York Arthur Schneier.

Oggi, Giornata Internazionale per la Pace promossa dalle Nazioni Unite, alleghiamo un documento che rappresenta un esempio concreto di dialogo tra Islam e Cristianesimo nel campo di un progetto interreligioso per una migliore accoglienza e gestione del fenomeno immigratorio.

Scarica la Dichiarazione Congiunta Interreligiosa per i Migranti

Clicca sulla foto per vedere il video completo della conferenza svoltasi ieri 20 settembre 2016 a New York “Il ruolo delle guide religiose nella prevenzione dei crimini atroci”.

Il Sacro Corano insegna che “Chiunque uccida una persona, è come se avesse ucciso l’intera umanità” (Corano, V:32), e questo potrebbe essere un riferimento per l’intera comunità islamica mondiale sul modo in cui intendere l’atto criminale. Ciò che rende ancora più atroce il crimine è il fatto che sia perpetrato dietro il pretesto di agire nel nome di Dio o di una religione, contro un credente appartenente alla stessa o a una diversa comunità religiosa.

I nostri sforzi non porteranno frutti se dimentichiamo di mettere in gioco tutte le tre dimensioni che costituiscono la natura dell’uomo, che nelle tradizioni Islamica, Cristiana ed Ebraica sono chiamate Spirito, anima e corpo; l’uomo ha il dovere di preservare queste tre dimensioni nella loro unità e di saperle collegare ad azioni corrispondenti, che possiamo definire educazione interreligiosa, partecipazione sociale e sicurezza globale.

(dall’intervento dell’imam Yahya Pallavicini a New York)