Abu Dhabi riunisce i musulmani del mondo non-islamico

8 maggio 2018

Abu Dhabi riunisce i musulmani del mondo non-islamico

Abu Dhabi

Minoranze islamiche da 30 paesi del mondo riunite negli Emirati Arabi per discutere del futuro dell’Islam nei paesi dove è minoritario

Sì è concluso il 9 maggio 2018 ad Abu Dhabi il meeting “Il futuro del musulmano: opportunità e sfide” (8 e 9 maggio 2018), con la partecipazione di più di 400 leader musulmani provenienti dalla maggior parte dei paesi a minoranza islamica.

Si tratta del primo confronto internazionale tra rappresentanze musulmane dei cinque continenti che vivono come minoranza religiosa.

Nelle due giornate di martedì e mercoledì si sono svolte 11 sessioni di lavoro con rappresentanze delle comunità islamiche dai seguenti paesi:
Burkina Faso, Ghana, Nigeria, Argentina, Brasile, Canada, USA, Cambogia, Cina, Filippine, India, Australia, Nuova Zelanda, Albania, Austria, Belgio, Bosnia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Regno Unito, Russia, Spagna, Svezia, Svizzera.

Fra i temi trattati, radicalismo e islamofobia, acquisizione della cittadinanza, riconoscimento giuridico dell’Islam, il multi-culturalismo e il dialogo interreligioso.

L’iniziativa si è svolta sotto il patrocinio di Sua Eccellenza lo Shaykh Nahyan Bin Mubarak Al Nahyan, Ministro della Tolleranza negli Emirati Arabi Uniti.

L’Italia è stata rappresentata dall’imam Yahya Pallavicini, Presidente della COREIS Italiana, che ha voluto porre al centro della sua riflessione un’analisi storica del pensiero occidentale, per far comprendere a un pubblico orientale quali sfide di carattere culturale e filosofico devono affrontare i musulmani che vivono in Occidente per riuscire a vivere in modo sereno e intelligente, religioso e non ideologico, identità islamica e cittadinanza occidentale-democratica.

Secondo gli intenti dei promotori emiratini, le minoranze religiose sono infatti una risorsa per ogni comunità, essenziale per “costruire un domani migliore per le generazioni future, proteggerle dalle correnti dell’estremismo ed educarle a coltivare valori comuni”.