La fine di un mondo


di Mustapha Cherif, filosofo, già ministro dell'Educazione in Algeria

Stiamo vivendo ben più che una crisi sanitaria mondiale. Gli Stati sono chiusi e le popolazioni agonizzanti sono confinate. Le borse e il prezzo del petrolio crollano. I sistemi politici, l’OMS e il sistema sanitario sono in difficoltà. È imperativo sostenerli, agendo velocemente, far rispettare il senso civico, le misure di distanziamento sociale e un rigoroso isolamento.

In fondo, dobbiamo pensare nel complesso a questo momento storico per ridurre l’incertezza.

Ieri

La peste del coronavirus segna l’esaurimento di un sistema ingiusto nato circa tre secoli fa. Alle catastrofi che si accumulano si aggiungono: dittature del mercato, liberalismo selvaggio, mercificazione del mondo, la legge del più forte, ritiro del diritto e del multilateralismo, sconvolgimento climatico, estremismo e perdita del senso etico. È la fine della civiltà.

Viviamo un terremoto: il sistema dominante è in procinto di crollare. Non si sa come costruire una civilizzazione egualitaria e in grado di proteggere. Non si tratta unicamente di rischi per l’ambiente, il lavoro, la crescita demografica e lo sviluppo economico. In tale contesto il prezzo più elevato sarà pagato da parte dei più fragili e dei più poveri.

Nell’immediato ciò che è in questione è il rapporto Nord-Sud, la sicurezza nazionale, a causa della dipendenza legata alla tecnologia e agli approvvigionamenti, dunque problemi strategici. Sul piano del progetto della società si pone la questione del ruolo dell’essere umano, la finalità dell’esistenza, la dignità dell’umanità, il suo destino e la sua sopravvivenza.

È la fine di un mondo che ha voluto imporre la sua concezione a tutti i popoli. La sua egemonia non può funzionare anche se i suoi sussulti vogliono far credere che sia perenne e irresistibile.

L’ambizione di diventare maestri e padroni del mondo all’infinito facendo a meno di una legge superiore sta cadendo a pezzi. Le società europee traumatizzate dal dogmatismo religioso, dalla teocrazia e dalle guerre di religione, sono le prime nella storia a voler vivere scollegate da una trascendenza spirituale.

Questa opzione di uscita della religione dalla vita, del disincanto, della "civiltà della morte di Dio", secondo l’espressione di Nietzsche, non ha soddisfatto il bisogno di significato.

Essa ha provocato il disorientamento.

Oggi

Né il mercato mondiale, né la passione legittima e vitale delle arti e delle scienze, né la proliferazione delle sette sono arrivati a rispondere ai bisogni etici, ai legami sociali e affettivi.

Inoltre la modernità resta impregnata di concezioni teologiche. Il progresso materiale, la ragione, la mercificazione, la storia, l’individuo egocentrico, sono i suoi idoli.

Questa situazione ha indebolito l’uomo. Egli è divenuto poco immune. Incapace di governare il suo destino. Malgrado i prodigiosi progressi, portati all’eccesso, dell’emarginazione del sacro e dell’identificazione di un nemico come diversivo, sono sorti squilibri ed eccessi.

Nella sponda Sud la situazione non è certo brillante, ma per buon senso i cittadini sanno di essere eredi di una civiltà che mira alla totalità della vita. Il problema risiede nel fatto che le promesse di indipendenza non sono state mantenute. Ciò che fa difetto è l’edificazione di una società della conoscenza che si prenda cura del bene comune, della salute e dell’anima. La mondializzazione impone un modo di essere incompatibile con i valori dei popoli.

Malgrado i tanti sforzi per favorire il dialogo delle civiltà, delle religioni, delle culture, riformare le istituzioni internazionali e forgiare un destino comune per correggere le ingiustizie e le aberrazioni,

l’ordine mondiale non vuole cambiare il modello di società.

Eppure, lo shock della mortalità esponenziale causata dal virus e l’ampliamento della crisi economica che ne consegue impongono una presa di coscienza. Sarà impossibile continuare a vivere come prima.

Il profitto finanziario illimitato, la strumentalizzazione della tecnoscienza e la felicità a tutti i costi

non possono costituire una ragione d’essere. L’essenziale è assente: la giustizia e il senso del mondo.

Questo è il risultato dell’oblio dell’etica e dei limiti. La mercificazione del mondo, il neocolonialismo, gli atti contro natura e il dogmatismo materialista rovinano l’umanità.

Il mondo è intossicato dal consumismo e dall’adulazione dei bassi istinti, tralasciando invece di imparare a vivere l’essenziale, dominare le proprie pulsioni e realizzare chiarezza e prosperità.

Con determinazione e coraggio si tratta di passare da un circolo infernale a un circolo virtuoso.

Il messaggio del virus, per i credenti è un messaggio divino: rispettate le leggi dell’esistenza, altrimenti i disordini raddoppieranno. Non c’è libertà senza legge, né scienza senza conoscenza.

Domani

Ora che tutto è fissato, il cambiamento non è impossibile. Le risposte tecniche alle domande sono insufficienti. Il modo migliore per rilevare i difetti è di ritornare ai fondamentali.

Restiamo noi stessi e diamo priorità all’educazione del giusto mezzo che avvicina tradizione e modernità.

In termini di pensiero politico, si conferma che è necessario garantire lo Stato di diritto, la sovranità popolare e le libertà pubbliche, bastioni contro i pericoli. I popoli musulmani devono contribuire mettendo fine alla reazione nichilista, cieca e controproducente del fondamentalismo, praticando la vigilanza e ricollegandosi alla cultura della moderazione, del diritto e della dignità, preconizzata dal Corano e dal Profeta.

La fine della civiltà necessita di crearne insieme una nuova. Il capitalismo selvaggio, il collettivismo materialista e il fondamentalismo religioso sono squalificati.

È il loro fallimento che si sta affermando proprio ora. Un nuovo mondo è alla nostra portata.

È possibile combinare economia di mercato ed etica, scienza e morale. Una società illuminata sa che i problemi, i rischi e le difficoltà sono inerenti alla vita, ma occorre anticiparli, condividere equamente le conseguenze, lavorare, lottare per risolverli.

Non c’è noi e loro, c’è l’umanità messa alla prova. I popoli devono conoscersi tra loro e imporre a loro stessi di costruire un nuovo ordine giusto e che abbia un senso. Questa rottura è salutare se discutiamo della sostanza. Le élite non devono essere spettatori impotenti. L’intelligenza collettiva alla fine troverà delle soluzioni.

Dobbiamo proteggerci dagli estremi, quelli che imitano alla cieca il modello modernista, del libero mercato in bancarotta e quelli che tradiscono la spiritualità e impongono comportamenti oscurantisti. La via del giusto mezzo è gravemente carente all’umanità. Articolare modernità e autenticità, globalità e specificità, libertà ed etica: questo è il futuro.

Il virus è la drammatica espressione che quanto abbiamo in comune è in pericolo. Come affermava nel 1945 il preambolo della Costituzione dell’Unesco "le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace".

Ripensare la convivenza, il modello di sviluppo e le relazioni internazionali attraverso il dialogo e la solidarietà sono i mezzi civili per affrontare le sfide. Ogni nazione deve essere in grado di preservare la sua sovranità, la sua sicurezza e il suo patrimonio, aprendosi ad un destino comune. Noi siamo fratelli nell’umanità.

Possiamo ritrovare una società equilibrata, impegnata nella solidarietà nazionale e universale. Sono in gioco le questioni del pensiero politico e del diritto. I potenti di questo mondo non vogliono arrendersi all’evidenza, ma una giusta causa trionfa sempre, l’unione fa la forza.

Il luogo dei valori dello spirito è spalancato. È possibile proteggersi dal vuoto o dal sovrabbondante. La scintilla della fede riflessiva e della ragione sensata non deve spegnersi. La speranza è permessa. L’umanità deve ritornare responsabile, senza perdere il senso della trascendenza come guida. Dare un senso alla vita e alla morte rimane una missione elevata.

Né sovrumano, né transumano, né subumano, l’uomo deve conoscere sé stesso e partecipare. Agli occhi del credente, il divino si rivela per aiutare ad affrontare ciò che non viene dato a priori: un uomo equilibrato e una città giusta. Senza confusione, spirito scientifico e spirito spirituale devono congiungersi. La fine di un mondo non è la fine del mondo.

Traduzione dal francese a cura della COREIS Italiana