Fratellanza all’Expo di Dubai

16 novembre 2021

Fratellanza all’Expo di Dubai

Dubai

In occasione della Giornata Mondiale della Tolleranza dell'ONU si è svolto oggi 16 novembre a Dubai il Summit Globale Interreligioso su iniziativa del Ministero della Tolleranza degli Emirati Arabi Uniti per l’Expo 2020

L’evento, all’interno e in collaborazione con il Padiglione Italia e con il G20 Interfaith Forum, intitolato “Verso un mondo compassionevole grazie alla tolleranza e la comprensione tra fedi”, è stato preceduto dal lancio dell’iniziativa Global Tolerance Alliance promossa del Ministro della Tolleranza e Coesistenza degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Nahayan Mabarak Al Nahyan, Commissario Generale Expo Dubai 2020.

A fare gli onori di casa nel Padiglione Italia, dopo l’intervento del ministro Al Nahyan, è stata Marina Sereni, Viceministro degli Affari Esteri: “Durante la pandemia, le guide religiose hanno lottato per la difesa dei più poveri e vulnerabili e così molte organizzazioni religiose hanno portato aiuti e servizi sociali, anche dove lo Stato non riusciva ad arrivare. Ma autorità religiose e Istituzioni devono unire le forze per sradicare l’intolleranza, le discriminazioni e le forme di odio, specialmente nei più giovani, promuovendo un’educazione di qualità e inclusiva”.

Marina Sereni, Viceministro degli Affari Esteri

Come imam italiano ha partecipato Yahya Pallavicini, presidente COREIS Italiana e ambasciatore ISESCO per il Dialogo tra le Civiltà, sul tema “Ingaggio interreligioso e rappresentazione di Pace dell’Islam”.

Dall’Expo di Milano 2015 a quello di Dubai 2020, dal G20 Interfaith Forum in Arabia Saudita nel 2020 a quello appena concluso in Italia, l'Islam Italiano viene così nuovamente invitato negli Emirati Arabi Uniti, dopo la Dichiarazione sulla Fratellanza di Abu Dhabi nel 2019, per dare testimonianza di un Islam aperto all'universale, antidoto ai tribalismi.

Nella stessa sessione fra i relatori vi erano anche Muhammad Al Duwaini, rappresentante del Grande Imam di Al Azhar, il vescovo Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, Rav David Shlomo Rosen dell'American Jewish Committee e Miguel Angel Moratinos, Alto Rappresentante per l’Alleanza delle Civiltà, ONU.

Programma del Global Interfaith Summit - 16 Novembre 2021 - Dubai

A seguire alcuni estratti dall’intervento dell’imam Yahya Pallavicini.

“Si può essere fratelli perché figli di una stessa famiglia come Abele e Caino o Ismaele e Isacco o Mosè e Aronne e interpretare questa fratellanza con un fratricidio oppure con una nobile discendenza e con una complementarità nella missione di testimonianza e adorazione del Dio Unico. La lettera enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” e anche il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune (Abu Dhabi, 2019), alla cui firma ho avuto l’onore di presenziare nel 2019, condannano nettamente ogni forma di fratricidio e violenza, odio e ingiustizia sociale soprattutto in nome del pretesto di una ragione o di una giustificazione religiosa”.

“Nell’ispirata consapevolezza di una profonda crisi intellettuale, Papa Francesco dialoga con altre autorità spirituali, i due rabbini d’Israele, il Patriarca Bartolomeo e il Patriarca Kirill, l’imam al-Tayyeb e l’ayatAllah al-Sistani. Presenta una fratellanza integrale senza pretendere di rappresentarla in modo assoluto e tantomeno relativo, ma si apre al riconoscimento di una dignità sacrale che i suoi colleghi interpretano come autorevoli servitori dello Spirito e maestri di una benedetta espressione religiosa della stessa famiglia Cristiana o della stessa famiglia di Abramo”.

“L’intuizione di Papa Francesco di suggerire come regola in una sua omelia “nessuno si salva da solo” citando l’immagine di una barca nella quale siamo tutti costretti insieme ha, forse, il valore di una prova di umiltà per il popolo cristiano ma anche di una comune fratellanza tra “tutti” i credenti nel richiamo all’escatologia, al senso della fede e della vita, prima della morte. Non è forse anche questa immagine una prospettiva religiosa comune in tutte le dottrine? E allora, questa fratellanza, alla luce dei segni dei tempi, non può che essere un’alleanza religiosa e spirituale nella quale occorre che ogni credente si purifichi dei pesi e delle sovrastrutture che rischiano di far affondare la barca o escluderlo dall’Arca dei semi dei sette precetti Noachidi. Il Patto tra Dio e l’uomo è il fulcro di questa Arca dell’Alleanza che deve essere abitata da custodi della Tradizione che siano leali al sacro, sensibili all’azione della Metafisica, alla trascendenza e all’immanenza di Dio”.