La metafora della nave e la pandemia

Pubblicato il 10 dicembre 2020

La metafora della nave e la pandemia

Si è chiusa ieri 9 dicembre ad Abu Dhabi la 7° edizione del Forum per la Pace nelle Società Islamiche, fondato nel 2014 dal teologo e giurista AbdAllah Bin Bayyah e divenuto negli anni uno fra i più noti network internazionali di sapienti musulmani

Quest’anno l’evento si è svolto prevalentemente on-line, ma sempre con la partecipazione di autorità e studiosi da tutto il mondo islamico.

Nato originariamente come “reazione da parte dei sapienti musulmani per porre fine al conflitto nel quale è caduto il mondo islamico lasciando spazio all’estremismo e terrorismo”, quest’anno il tema principale del Forum è stato “I valori umani dopo il Corona virus: rinascere nelle virtù in tempi di crisi”.

Consigliamo la lettura della lectio magistralis del fondatore Shaykh Abdullah Bin Bayyah, di cui riportiamo a seguire alcuni passaggi chiave:


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Questa crisi ha sottolineato il nostro destino comune di esseri umani. La pandemia ha distrutto tutte le teorie di discriminazione basate sulla razza, la lingua o lo sviluppo economico, dato che il virus non discrimina tra ricchi e poveri, potenti e deboli. La pandemia ha trattato tutti allo stesso modo e ha rivelato l'eterna verità della debolezza dell'uomo e il suo costante bisogno dei suoi simili.

Gli abitanti di questo pianeta sono come i passeggeri di quella nave che il Profeta (Dio lo benedica e gli conceda la pace) ha descritto nel seguente hadith:

“Chi segue le leggi di Dio di chi le infrange è come un gruppo di persone che tirano a sorte su dove si siederanno su una nave. Così alcuni di loro si sedettero sul ponte e altri nella cambusa. Quando quelli in cambusa avevano bisogno d'acqua, salivano sul ponte, passando accanto agli altri. Ad un certo punto decisero che se avessero praticato un foro nello scafo avrebbero potuto attingere l'acqua senza dover salire le scale sul ponte e infastidire gli altri per l'acqua. Se quelli in cima al ponte avessero permesso loro di fare ciò che vogliono, annegherebbero tutti ma, se li avessero trattenuti, avrebbero salvato se stessi e gli altri”.

A bordo di questa nave umana, deve prevalere lo spirito di aiuto reciproco di una squadra verso un’altra.

Coloro che sono al vertice della nave, che si occupano della gestione degli affari pubblici, a tutti i suoi livelli e gradi, devono assumersi le proprie responsabilità nei confronti di coloro che sono in fondo e frenare coloro che vogliono compromettere l'integrità della nave. I forti hanno una responsabilità verso i deboli e i ricchi verso i poveri. Gli studiosi hanno una responsabilità nei confronti dei laici e, soprattutto, le persone di virtù hanno una responsabilità nei confronti di tutti gli altri. Questa responsabilità nasce dai valori di fraternità, dignità umana e speranza nella possibilità di una reale convivenza.

Lo spirito dei passeggeri della nave ci invita a smettere di inquinare l'ambiente e a smettere di corrompere la terra e il mare. Ci comanda di fermare immediatamente la guerra. Ci richiede di possedere uno spirito di tolleranza e compassione; amare per gli altri ciò che amiamo per noi stessi; distribuire vaccini a tutti senza monopolio o sfruttamento. Invita i paesi ricchi a guardare alle loro controparti più povere con empatia, concedendo loro un periodo di facilitazione per ripagare i loro debiti, o per estinguerli completamente, sollevandoli così dal loro fardello.

In questo modo possiamo mediare tra i principi di libertà e responsabilità - come la mediazione proposta da Paul Ricoeur tra la giustizia e amore, o l'armonizzazione di giustizia e misericordia in Tommaso d'Aquino.

L'umanità è ora su una nave che è sul punto di essere arenata. Temo che la stessa cosa che tutti temiamo possa accadere solo se lo spirito di aiuto reciproco tra i passeggeri sulla nave non prevarrà. Temo che se questo spirito non prevarrà, si verificherà un disastro e l'umanità sarà salvata solo da una nave miracolosa, come l'arca di Noè (la pace sia su di lui), portando in salvo i fortunati.