Sermoni

al-Fatiha, l'Aprente

Nel Nome di Allah, il Misericordioso nella trascendenza e nell’immanenza – la lode appartiene ad Allah, il Signore dei mondi – il Misericordioso nella trascendenza e nell’immanenza – re del giorno della religione – Te noi adoriamo e Te noi invochiamo in soccorso – guidaci nella Via retta – la Via di coloro sui quali c’è la grazia – senza la collera su di loro e dove non c’è errore

Surat al-fatiha, l’apertura, I


O credenti, benvenuti a questo nuovo ciclo dopo la festa e dopo Ramadan e dopo la discesa e la recitazione di tutta la Rivelazione, dopo la lettura di tutto il Libro di Verità di Allah (). Dopo tutto questo, il sacro Qur’an gira e ricomincia, inizia di nuovo e inizia con una nuova apertura.

Da un’apertura verso un’altra apertura, passando per alcune chiusure che sono piccole conclusioni di fasi, cicli, prove spirituali.

La surat al-fatiha è il capitolo che apre l’inizio del Libro della Rivelazione e si apre con la basmala, l’invocazione bismillah al-rahman al-rahim, nel Nome di Allah, il misericordioso nella trascendenza e nell’immanenza. Questa formula la cui recitazione è nascosta, sottintesa, esplicita, facoltativa, raccomandata e obbligatoria, a seconda delle interpretazioni delle varie scuole islamiche è anche la sintesi e il sostegno di tutto il Qur’an al-Karim, il Generoso Messaggio Ultimo. Secondo una tradizione di ‘Ali bin Abi Talib (): “Tutto il Qur’an è contenuto nella Fatihah, tutta la Fatihah è nella formula basmalah, tutta la basmalah è nella ba e tutta la ba è nel punto diacritico sotto la ba.”

Se la basmalah rappresenta l’inizio di una intenzione operativa del musulmano, la formula seguente, alhamdulillah, rappresenta spesso la eccellente conclusione di una azione o di una condizione di salute. Si tratta di una formula di lode che supera al-shukr, la gratitudine, perché è indipendente da un risultato ed è il modo che Allah () ha trasmesso per essere lodato sapendo che le persone non avrebbero trovato altro modo adeguato.

Conformemente ad una tradizione del profeta Muhammad () che dice: “Non c’è alcun modo di esprimere la lode che Ti appartiene. Tu sei Tale da lodare Te Stesso.” (al-Qurtubi).

Si loda Allah come Rabb, come Signore, Signore al Quale noi tutti apparteniamo e a Cui ci rivolgiamo come Amministratore di ogni cosa. Secondo il commento di al-Qurtubi () Allah è Rabb anche nel senso di Coltivatore, Colui che si occupa, si prende cura di tutte le cose (murabbi), l’addestratore e il gestore delle anime, dei cuori e degli spiriti. Allah () è il Signore dei mondi esteriore, inferiore, intermedio e superiore, il Signore delle generazioni, il Signore di tutte le specie nella creazione. L’ampiezza dell’universo da Lui creato e da Lui dominato è infinita e comprende ogni cosa visibile e invisibile, fisica e metafisica, oltre ogni immaginazione.

Ad accompagnare la lode alla Sua Signoria si rinnova l’attribuzione delle qualità universali e particolari della Misericordia di Allah: al-Rahman e al-Rahim. La Misericordia rappresenta un rinnovamento provvidenziale del carattere nell’ultima manifestazione della religione: l’Islam. La Misericordia intesa come amore per il conforto del perdono si esprime sia nella forma essenziale e universale, al-Rahman, che nella forma particolare ed esteriore, al-Rahim, proprio come la luce del sole che illumina tutto rispetto alla luce di un raggio che si riflette su una forma manifestata che prende luce e si rende visibile.

La Misericordia si lega alla identità della Maestà o della Maestria che Allah detiene del Giorno dell’obbedienza finale, il Giorno della rendicontazione dei debiti, il Giorno del giudizio sulla coerenza nella pratica ortodossa della religione. Un compagno del Profeta chiese al Messaggero di Allah (): “Chi è il credente più intelligente?” Rispose: “Colui che si richiama spesso alla morte, colui che meglio si prepara per ciò che verrà, questi sono i credenti più intelligenti.”

Abu Hurayrah () ha trasmesso una tradizione santa del Profeta Muhammad nella quale Allah () dice: «Ho suddiviso la preghiera in due metà tra Me e il Mio servo e il Mio servo riceverà tutto ciò che richiede. Quando il Mio servo recita nelle sue preghiere alhamdu lillahi rabbi-l-‘alamin, Allah () afferma: “Il mio servo Mi ha lodato”. Quando il servo recita al-Rahman al-Rahim, Allah () afferma: “Il mio servo ha espresso apprezzamento per Me”. Quando il servo recita Maliki yawmi al- din, Allah () afferma: “Il mio servo Mi ha glorificato”. Quando il servo recita iyyaka na’budu wa iyyaka nasta’in, Allah afferma: “Questa materia è riservata tra Me e il Mio servo e lui riceverà ciò che richiede”. Infine, quando il servo recita ihdina al-sirata al-mustaqim sirata alladhina an’amta ‘alayhim ghayri al-maghdubi ‘alayhim wa la al-dallin, Allah risponde: “Questo è per il Mio servo, il Mio servo riceverà ciò che chiede”». Trasmesso da Muslim ().

L’imam Ja’far al-Sadiq () insegna: “L’adorazione è di tre tipi: alcuni adorano Allah () per timore, questa è l’adorazione degli schiavi. Altri adorano Allah () per convenienza e opportunismo, sperando in un tornaconto o in una ricompensa, questa è l’adorazione dei mercenari. Altri ancora adorano con amore, questa adorazione è quella delle persone libere ed è l’adorazione eccellente.”

 

Cari fratelli e sorelle,

Dal quinto versetto della surat al-Fatihah il soggetto è una prima persona plurale come rappresentanza e non come singolo individuo che si rivolge ad Allah () direttamente con la seconda persona singolare. Questo conferma la necessità di una qualità di presenza del credente musulmano nel suo colloquio intimo con Allah () e questa qualità è caratterizzata dal servizio di chi è consapevole che tutto dipende dall’assistenza di Allah () e mai dal proprio potere o forza personale.

Per questo la preghiera di essere ben guidati è un aspetto devozionale fondamentale del musulmano ma deve essere inteso anche come essere guidati nella retta Via verso di Lui, vicini a Lui, verso la Sua Conoscenza, verso il Suo amore, e non solo all’efficacia del proprio dovere e funzione esteriore.

Una tradizione profetica riportata da Ibn Kathir () narra: «Allah () ha stabilito una parabola: una retta Via che è accompagnata da due mura laterali coperte da veli e che hanno varie porte. Un richiamo giunge dall’ingresso della Via: “O gente! Restate nella Via e non deviate da questa. Un altro richiamo giunge da sopra la Via e invita tutti a non aprire le porte laterali pena la caduta.

La retta Via è l’Islam, le due mura sono i limiti che Allah () ha stabilito, mentre le porte rappresentano ciò che Allah () ha vietato. Il richiamo all’ingresso della Via è la Parola di Allah mentre il richiamo al di sopra della Via è il richiamo nei cuori di ogni musulmano».

Secondo il commento di vari sapienti musulmani, la retta Via può essere il sacro Qur’an, l’Islam, il Profeta Muhammad (), i suoi compagni. La retta via è anche il percorso della vita del credente, l’itinerario delle prove e dei travagli da affrontare e superare per giungere al Giudizio ed entrare in Paradiso, nel Giardino. Questa Via retta è in corrispondenza simbolica e diretta con il ponte anche lui chiamato SiraT nell’aldilà. Il profeta la descriveva come “più sottile di un capello e più affilata di una lama di spada”: alcuni passeranno la retta Via come il vento, altri la oltrepasseranno come uccelli, altri la attraverseranno come cammelli, infine, alcuni cadranno nell’inferno.

Quest’ultimo è il destino degli idolatri, sui quali si riversa la collera divina, e degli ipocriti che si perdono nella loro disobbedienza, deviazione e miscredenza. Se i credenti fedeli si elevano nella retta Via ascendente verso il ritorno all’origine della Grazia nell’Unità di Allah, gli idolatri cadono verso l’inferiore per la loro opposizione alla trascendenza e il loro culto alternativo. Quanto agli ipocriti, essi vagano inutilmente disperdendosi completamente sul piano dell’illusione orizzontale fuori da ogni orientamento e coordinamento assiale.

Secondo una tradizione profetica trasmessa da Ibn Kathir () “dopo che l’imam recita ghayri al- maghdubi ‘alayhim wa la al-dallin i fedeli riuniti devono recitare amin poiché se questa invocazione coincide con quella espressa dagli angeli, ogni peccato commesso viene perdonato.”

Il significato di amin può essere: “O Allah, così sia! Rispondici, corrispondi alla nostra supplica!”


Imam Yahya