Sermoni

Ashura nel mese di Muharram

Il numero dei mesi, presso Allah, è di dodici mesi, scritti nel libro di Allah nel giorno in cui creò i cieli e la terra, e quattro sono sacri. Questa è la religione retta. Durante quei quattro mesi non farete torto a voi stessi ma combatterete gli idolatri fino in fondo, come essi fino in fondo combatteranno voi. Sappiate che Allah è con chi Lo teme.

Surat al-tawbah, il pentimento. IX: 36


O credenti benvenuti a questo momento speciale del mese di Muharram.

I mesi sacri del calendario islamico sono Dhu-l-Qa’dah, Dhu-l-Hijjah, Muharram e Rajab. Tre mesi sono consecutivi, l’undicesimo, il dodicesimo e il primo, poi c’è il settimo mese.

Alcuni commentatori si soffermano sulla rivelazione falā taZlimū fihinna anfusakum, “durante quei quattro mesi non farete torto a voi stessi”, proponendo due letture differenti: al-Tabari () dice che i musulmani devono rispettare la loro identità in tutti i mesi e soprattutto in questi quattro mesi sacri, mentre altri sulla base di questo richiamo condannano la manipolazione del tempo e della proprietà dei mesi.

Al-Razi () invita i musulmani a realizzare una unità nel combattimento congiunto e condiviso contro coloro che praticano l’idolatria. Altri commentatori dibattono se in questi mesi sacri è legittimo, come negli altri mesi, il combattimento esteriore, oppure se questo tempo sacro specifico preveda una declinazione diversa e non esplicita del combattimento attraverso il ritiro dalle azioni di conflitto. Infatti, in un’altra circostanza della Rivelazione il profeta Muhammad () avrebbe rifiutato un bottino di guerra redarguendo i suoi compagni perché avevano compiuto un combattimento senza il suo ordine, ignorando la proprietà del tempo del mese sacro nel quale si trovavano.

I cicli della Rivelazione nella vita di ogni credente possono passare dalla provvidenziale conversione interiore, nella quale può essere persino necessario sacrificare la testimonianza pubblica della religione per proteggere la vita, la famiglia e le proprietà dall’aggressione dei tiranni, ad un cambiamento di ciclo nel quale è necessario riposizionare alcune priorità momentanee e gerarchie esteriori per reagire, difendere e combattere, al fine di realizzare il primato della fede e del timore di Allah nella Verità della religione assiale (dhalika al-din al-qayyim), persino relativamente alle forme del tempo di questo basso mondo.

In realtà, conversione e combattimento, sia nell’esteriore che nell’interiore, sia nella mente che nel cuore, vanno sempre insieme e non dipendono tanto dalle circostanze del mondo o del singolo soggetto, ma dalla dinamica celeste e dal processo universale della scienza sacra che governa le forme, le anime, i simboli, la cosmologia, i riti e la tensione spirituale, ogni spazio e tutti i tempi.

Così dai tempi di Ibrahim (), in quattro mesi specifici non si combatteva ma, a causa della decadenza dei tempi e dei costumi, ogni giorno e notte dell’anno gli individui degeneravano facendo torto a loro stessi per poi accanirsi in fratricidi tribali. L’Islam rimette in ordine i periodi e i ritmi di adorazione e di fratellanza pur dovendo tutelare la priorità dell’alchimia del cuore e

dell’armonia della mente nelle prove del rinnovamento del ciclo e rispetto all’accanimento e alla barbarie delle opposizioni degli ipocriti, dei miscredenti, degli idolatri e dei politeisti.

Nel versetto che segue, la Rivelazione introduce il termine al-nasī-u, innama al-nasī-u ziyadatun fi- l-kufri yuDallu bihi alladhina kafaru wa yuHillūnahu ‘āman wa yuHarrimūnahu ‘āman li-yuwāTi-u iddata mā Harrama Allahu fa-yuHillu mā Harrama Allahu zuyyina lahum sū-u a’mālihim wa

Allahu lā yahdi al-qawma al-kāfirīna.

“E quanto al mese intercalare, è un sovrappiù di miscredenza con il quale i miscredenti sono indotti in errore. Essi lo dichiarano non sacro e sacro ad anni alterni per accordarsi sul numero dei mesi che Allah ha dichiarato sacri, e così dichiarano non sacro quel che Allah ha dichiarato sacro. La malvagità delle loro azioni è stata abbellita ai loro occhi, ma Allah non guida la gente che non crede”.

Secondo al-Razi () il termine al-nasī-u, che è stato tradotto con “sovrappiù”, significa qualcosa che viene “posticipato” ma può voler dire anche qualcosa che viene “aggiunto”. Si riferisce alla pratica della mentalità organizzativa tribale di “intercalare” un mese per far coincidere il periodo del pellegrinaggio sempre nella stessa stagione, secondo il calendario solare, al fine di favorire il commercio e gli spostamenti nella regione.

I sapienti musulmani hanno imparato, dalla proibizione di aggiungere dei giorni interposti tra due mesi, il rispetto della reale proprietà del tempo che contempla anche il riguardo per i fedeli delle varie comunità che vivono nelle diverse regioni della terra e che seguono una durata variabile, più lunga o più breve, del giorno e della notte e che devono osservare un periodo di digiuno, o partire per il viaggio per il pellegrinaggio, dal loro spazio e tempo nella terra. La manipolazione del tempo,

con l’intercalare di un mese, modifica il rapporto naturale di distanza e di relazione tra il punto particolare di ogni credente e il punto di convergenza universale, metamorfosi e arrivo al centro spirituale, cambiando la natura e la proprietà sacra tra i mesi e tra gli anni, tra il tempo e i credenti.

Si faccia attenzione a posticipare o anticipare le cose a proprio piacimento, azzardando aumenti o riduzioni con compensazioni arbitrarie, tutte concentrate su un criterio individuale errato della

miglior stagione per associare la sacralità di una ritualità con l’avidità del commercio, con la facilità del viaggio e con l’omologazione artificiale degli sforzi e delle distanze. Tutta questa costruzione è una manipolazione della natura e della proprietà, della scienza e dell’ordine di Allah e corrisponde all’infiltrazione e all’inversione della religione.

Una tradizione islamica insegna: “O gente! In verità il tempo ha assunto il suo stato quando Allah ha creato i cieli e la terra. L’anno è costituito da dodici mesi, di questi quattro sono sacri, tre sono consecutivi, Dhu-l-Qa’dah, Dhu-l-Hijjah, Muharram, poi c’è Rajab che si colloca tra Jumāda e Sha’bān.

Quando il profeta Muhammad () arrivò a Madinah, trovò gli ebrei a digiuno nel giorno di ‘Ashura’, il decimo giorno del mese di Muharram. Erano abituati a dire: “Questo è un giorno importante nel quale Allah ha salvato Musa () e ha annegato le truppe di Faraone. Il profeta Musa () digiunava in questo giorno come segno di gratitudine ad Allah”. Il profeta Muhammad () disse: “Io sono più vicino a Musa () di loro”. Dunque, digiunò in quel giorno e ordinò ai musulmani di farlo. Narrato da Ibn Abbas () e trasmesso da al-Bukhari ().

Il messaggero di Allah () ha detto: “Se vivrò fino all’anno prossimo, certamente digiunerò nel nono giorno del mese di Muharram.” Narrato da Ibn Abbas e trasmesso da Muslim ().

Cari fratelli e sorelle,

secondo alcune narrazioni la sacralità di questi mesi risale alla tradizione dei tempi di Ibrahim () e le varie tribù erano d’accordo di cessare le ostilità in questi quattro mesi. L’Islam confermò questa consuetudine pur riconoscendo al mese di Ramadan uno statuto speciale per l’irruzione della Rivelazione ultima.

Lo statuto speciale del mese di Ramadan riguarda anche il digiuno obbligatorio per tutto il mese rispetto al digiuno facoltativo, e particolarmente meritevole, nel decimo, nono e undicesimo giorno di Muharram. Nel decimo giorno del mese di Muharram la comunità ebraica digiunava in segno di gratitudine e ricordo di Musa () che aveva guidato il suo popolo attraverso le onde delle acque inferiori del mare, da una terra inospitale al culto puro, fino all’arrivo in una terra nella quale poter ritrovare e rinnovare la consacrazione del ricordo santissimo di Allah.

Il profeta Muhammad () facendo ingresso a Madinah venne informato di questo sacrificio della comunità ebraica e volle testimoniare la sua eccellente vicinanza al profeta Musa () adottando lo stesso precetto e la stessa intenzione di commemorazione anche per i musulmani. Successivamente, il Profeta espresse l’intenzione di non confondere gli atti rituali, persino se condivisi come circostanza comune, tra ebrei e musulmani. Su questa base, il carattere del digiuno obbligatorio per i musulmani è riservato al mese di Ramadan, mentre, tra i digiuni facoltativi, quello di ‘Ashura è particolarmente raccomandato. Inoltre, il digiuno in questo giorno, per i musulmani, può essere preceduto e/o seguito da un altro giorno di digiuno.

I maestri ci guidano a non associare, caricare o mettere in competizione le ritualità, tradendo la sacralità del loro simbolismo agito e delle loro specifiche identità, intenzione e interpretazione. Ciò che i discendenti di Ibrahim facevano di buono nel rapporto con il tempo è stato confermato, ma ciò che le stesse tribù manipolavano del tempo è stato proibito. Ciò che gli ebrei praticavano come digiuno nel ricordo della salvezza e dell’elezione ad una nuova terra grazie alla conduzione di Musa (), è stato riconosciuto e condiviso dal profeta Muhammad () articolando alcune opportune distinzioni relative alla comunità musulmana. Si faccia attenzione a non aggiungere altre

corrispondenze simboliche per “gonfiare” di significati eccessivi le sacralità del mese e della fratellanza tra i profeti e le loro comunità. Queste “aggiunte”, o pretestuose dilazioni, rischiano spesso di corrompere e compromettere la trasmissione e la partecipazione efficace al beneficio spirituale.

Per i musulmani, onorare il tempo di Ibrahim () non significa non distinguersi dalle tribù nel loro errore. Per i musulmani, onorare la guida profetica di Musa () insieme agli ebrei, con lo stesso precetto del digiuno, non significa far coincidere una ritualità confondendo le appartenenze di due comunità dell’Unico, al-Wahid, misconoscendo la specificità universale di Muhammad (). Semmai

l’Islam richiama quanto di universale e autentico sia già stato trasmesso persino alle comunità

precedenti, rinnovando l’accesso alla sacralità del tempo e alla commemorazione di un nuovo ciclo per un popolo che deve continuare a fuggire dalla schiavitù verso la liberazione e combattere

l’inversione del culto e lo svuotamento dei simboli manipolati in idolatria di potere.

Con questa attenzione, desideriamo ricordare e onorare anche il martirio dell’imam Hussayn (), nipote del profeta Muhammad (), che in questo stesso giorno di Muharram trovò il sacrificio estremo combattendo contro un governatore corrotto e ingiusto.


Imam Yahya