Sermoni

Yin Yang

Ma quando vide che le loro mani non lo toccavano, si insospettì di loro e ne concepì timore. Ma gli dissero: “Non avere paura. Noi siamo stati mandati al popolo di Lut”. – E sua moglie, ritta là vicino, rise; ma le demmo la buona novella di Ishaq e, dopo di lui, di Yaqub.

Surat Hud, XI, 70-71


O credenti nel Monoteismo di Allah benvenuti a questo jumua.

La Rivelazione di Allah ci narra in questi versetti il dialogo tra gli emissari celesti ospiti della tenda di Ibrahim, ‘alayhi al-salam, e il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam. Poco distante è presente anche la sua prima moglie Sarah, ‘alayha al-salam.

Il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, ha paura. Nota che i suoi ospiti non toccano il cibo offerto e ha paura. Sua moglie Sarah ride, le viene data la notizia di una nuova nascita e lei ride mettendo in dubbio la realizzazione di questa maternità.

I commentatori dicono che il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, ha paura perché teme che i suoi ospiti possano essere mossi da cattive intenzioni se non onorano la sua offerta del pasto. Altri commentatori dicono che il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, ha paura perché teme che non abbia onorato in modo adeguato i suoi ospiti. Altri ancora dicono che il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, riconosce sia la natura angelica dei suoi ospiti ma anche la loro funzione di annuncio e di distruzione e ha paura che l’annuncio della distruzione possa riguardare se stesso e la sua famiglia.

In realtà, gli angeli sono di passaggio verso la distruzione di Sodoma e sono di annuncio della nascita di Ishaq, ‘alayhi al-salam. Per penetrare la grandezza del carattere del Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, si recitino e si leggano i versetti seguenti che lo vedono pregare per la salvezza del popolo e per la speranza di trovare un superstite della divina giustizia.

L’insegnamento che possiamo trarre sulla paura del Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, deve essere ricollegato a questa speranza di giustizia che il popolo possa rappresentare almeno per una singola unità di un uomo dall’animo retto. Paura e Speranza nella preghiera di trovare almeno un solo uomo dall’animo retto che possa salvare il popolo di Lut. A questa speranza, Allah fa prevalere la giustizia della paura perché nessun uomo del popolo di Lut si salverà ma Allah susciterà dalla famiglia di Ibrahim, ‘alayhi al-salam, un uomo nuovo, un uomo giusto, figlio e padre di Profezia e la sua paura e la sua speranza saranno ben posti.

E Sarah? Sarah ride, incredula. Davanti agli emissari di Dio, ospiti della tenda sacra di suo marito il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, lei ride alla notizia che darà vita ad un figlio il cui nome è stato scritto che sarà Ishaq, ‘alayhi al-salam. Secondo un altro testo sacro, Sarah prima ride poi mente dicendo di non aver riso e gli angeli la richiamano dicendole che lei ha riso perché aveva ormai perso la speranza di concepire un figlio e diventare madre alla sua anziana età. Ridere e avere mancanza di speranza sembrano caratterizzare Sarah in questa parte della sua vita e della narrazione divina, proprio come Speranza e mancanza di forza sembrano caratterizzare la vita di Ibrahim, ‘alayhi al-salam, nella stessa narrazione.

Dunque l’uomo spera e la donna non spera più.

Dunque l’uomo non ha più forza ed esprime la sua paura mentre la donna ha più forza di esprimere il suo dubbio, la sua perplessità, la negazione di una possibilità straordinaria, ridendo. Ma qual è l’insegnamento che Ibrahim e Sarah, ‘alayhima al-salam, possono trasmetterci secondo la narrazione divina?

Quando un uomo si immedesima con la forza e non con la speranza egli cessa di avere paura. Diventa talmente sicuro di se che l’orgoglio e l’arroganza si impadroniscono della sua anima e della sua intelligenza, egli non riconosce più la paura e non conosce più il timore di Allah. Proprio come il popolo di Lut, diventa senza speranza e senza carità e senza giustizia.

Quando una donna si immedesima con un limite della speranza oltre al quale non vuole e non può più andare allora diventa agli occhi di Allah semplicemente ridicola perché la fede eccellente di questa donna è subordinata al suo limite e non al suo Signore Onnipotente. La sua speranza diventa il servizio del miracolo dell’ospitalità degli angeli mentre non c’è più speranza per ospitare una nuova vita interiore ed esteriore. Diventa casalinga e cessa di essere ricettacolo della matrice della vita che si rinnova ad ogni istante.

Quando un uomo che abbia la forza straordinaria del timore di Allah si unisce con una donna che supera il suo amore eccellente con una fede straordinaria allora nasce un rappresentante dall’animo retto, un profeta di giustizia che rigenera il popolo e soddisfa la preghiera e la speranza dell’amico di Allah, Ibrahim, ‘alayhi al-salam.

Cari fratelli e sorelle,

dunque una nuova vita cerchiamo di realizzare con fede, amore, speranza e timore. Non si tratta solo di una nuova generazione ma di una rinascita interiore, un risveglio spirituale, un cambiamento intellettuale, un riorientamento tradizionale.

Tradizionale e Primordiale. Ricordate quando le dottrine ci insegnavano il rapporto con l’archetipo, con il Principio Metafisico, con la Matrice del Libro della Rivelazione, con l’Uomo Universale e prendevamo “Coscienza” di un ordine di realtà che non appartiene ne ad un libro di carta, ne alla nostra emozione e neppure alla nostra mente ma alla Vera dinamica di Allah?

Poi questa “ Pura coscienza”, che alcuni maestri chiamano Purusha e che non ha nulla a che fare con l’interpretazione fenomenica o con la deduzione intelligente o con la percezione sensibile dissociata dalla verifica tradizionale, si è scontrata con “l’esame di coscienza” delle nostre decadenze e l’anelito che l’intuizione intellettuale aveva suscitato per l’Uomo Universale è diventato un jihad al ribasso con qualche sconto sulla Metafisica e l’Escatologia, l’Iniziatica e l’Unità, l’Illuminazione e la Conoscenza. In questo percorso, il Profeta Ibrahim, ‘alayhi al-salam, e il Profeta Muhammad, sallAllahu ‘alayhi wa sallam, ci hanno accompagnato a conoscere noi stessi per risalire verso la nostra Identità spirituale.

In altre parole, è stato provvidenziale conoscere la realtà dell’uomo e della donna, il marito e la moglie, il padre e la madre e riconoscere il bene e il male, le qualità divine e le tare psichiche, le caratteristiche sacre e i limiti individuali. Ora dobbiamo fare attenzione a non procedere per compensazioni, confondendo le alternanze con le complementarietà, barattando vizi e virtù, facendo prevalere una logica personale sull’Ordine superiore e interiore. Rischiamo di essere maomettani oppure cristianisti, guenoniani o profani, occidentali o meneghini proprio come Sarah, senza speranza, ma con tanto amore per il Profeta, il marito e il dovere di ospitalità tradizionale.

Ma siamo sicuri che tutto questo amore e senso del dovere se non è alimentato da una speranza profetica e da una fede angelica e da un timore divino possa essere sufficiente. Sufficiente a cosa?

Dobbiamo pregare che Allah e il Suo Profeta ci aiutino ad una nuova conversione: quella di una scoperta dell’unità del maschile e del femminile in ognuno dei servi della tradizione. Si tratta della conversione dalla scissione all’unità, dalla decadenza all’elevazione, dalla Coscienza all’Universale.

La decadenza del femminile oggi non si manifesta più come ci insegnava Sarah, ‘alayha al-salam, ma, nell’inversione dei simboli, si manifesta con l’assenza di paura e l’indifferenza per la comunicazione spirituale. Parallelamente, la decadenza del maschile, per la stessa inversione, si manifesta con l’arroganza formale, la leggerezza dell’anima e l’assenza di spessore profetico. Ritrovare in noi stessi le corrispondenze naturali dell’elemento maschile e femminile e sublimare questa armonia nell’esaurimento delle funzioni di governo verticale dell’anima e nell’espletamento delle qualità divine nell’orizzonte della propria giurisdizione sacrale è la responsabilità che preghiamo di realizzare.

Le benedizioni presenti nel mese del digiuno di Ramadan ci accompagnano a questa finalità parziale ma necessaria per una vera conversione e una vera rinascita.


Imam Yahya